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Mobile tarlato - trattamento antitarlo

Trattamento antitarlo: come scegliere quello giusto

Perché, quando e come farlo. Una guida completa ai trattamenti antitarlo

Approfondimenti | 04 aprile 2019

Hai trovato dei buchi nel tuo mobile o nelle travi del tuo tetto quando invece pensavi che non avresti mai avuto problemi di tarli? Oppure hai già effettuato un trattamento antitarlo ma poco tempo dopo hai trovato nuovi fori nel legno?

Stai pensando di aver ricevuto finora pessimi consigli e di aver buttato via i tuoi soldi con prodotti antitarlo non efficaci? Ho una brutta notizia: forse potresti aver ragione. Questo però non significa che il problema dei tarli non si possa risolvere!

Quello che troverai in questo articolo è un’analisi dettagliata dei trattamenti antitarlo, che ti permetterà di capire quale può essere la soluzione migliore per eliminare i tarli, nel tuo caso specifico.

Trattamento antitarlo: perché farlo?

Il legno è un materiale naturale che ha una sua durabilità intrinseca, variabile non solo da specie a specie ma anche tra legno maturo (durame) e legno più giovane (alburno) di una stessa specie.

La durabilità naturale è influenzata dalla presenza di sostanze che vengono chiamate “estrattivi” e condiziona il danno che tarli e termiti - definiti insetti xilofagi - possono produrre. Il termine xilofago si riferisce proprio al fatto che questi animaletti utilizzano il legno come nutrimento (dal greco xýlon "legno" e phagèin "mangiare”).

In generale si può affermare che l’alburno è la zona del legno più facilmente soggetta a degrado biotico perché contiene zuccheri, amidi, amminoacidi e sali minerali che fungono da sostanze nutritive per gli insetti (soprattutto per i Lictidi).
Gli estrattivi del durame - polifenoli, tannini, terpenoidi e tropoloni - risultano invece tossici per gli organismi xilofagi, ma è bene ricordare che la tipologia di sostanze e la quantità contenuta nel legno variano in base alle diverse specie. Esistono inoltre delle specie legnose definite “a durame indifferenziato” poiché in esse il durame ha la stessa durabilità dell’alburno: tra queste si annoverano l’abete, il pioppo o il faggio.

Durabilità naturale agli insetti.jpg
Durabilità naturale di alcune specie legnose usate in Italia
(NR = non resistente, MR = moderatamente resistente, R = resistente, * = anche il durame è attaccato)

Bisogna tenere presente che la qualità del legno e gli stili di vita delle persone sono cambiati molto negli ultimi decenni: questo ha comportato un cambiamento anche nelle abitudini degli stessi insetti, che oggi possiamo trovare talvolta anche in materiali legnosi (ad es. compensati o impiallacciati) che prima risultavano molto poco appetibili per i tarli.

Come si vede nella tabella mostrata sopra, non esistono specie legnose che possono resistere a tutti gli insetti xilofagi.
Effettuare un trattamento preservante significa quindi aumentare la durabilità dell’elemento in legno, in modo tale da garantire maggiore protezione e resistenza all’attacco biologico. Il trattamento può essere realizzato per eliminare tarli o termiti che stanno già attaccando il legno (in questo caso si parla di trattamento curativo) oppure per evitare nuovi insediamenti (trattamento preventivo).

Larva di insetto xilofago.jpg

Quale trattamento antitarlo scegliere?

A seconda che si voglia effettuare un trattamento preventivo o curativo esistono diverse metodologie di disinfestazione: tra quelle fisiche ricordiamo il trattamento microonde e quello ad aria calda, mentre i metodi chimici possono prevedere l’uso di gas o prodotti antitarlo liquidi.

Con le prime tre metodologie elencate sopra si ottiene unicamente l’eliminazione dei tarli e/o delle termiti quando gli insetti sono già presenti nel materiale: l’efficacia cessa al termine della disinfestazione, per cui il legno può essere nuovamente attaccato se non si effettua un trattamento di tipo preventivo, attuabile solo con l’uso di prodotti antitarlo.

Le prime tre tipologie di trattamento possono essere realizzate solo da personale qualificato ed esperto, mentre la disinfestazione con prodotti liquidi può essere anche fai da te: è possibile infatti comprare un prodotto antitarlo dal ferramenta oppure su internet.

Vediamo nel dettaglio i vari tipi di trattamento.

Trattamento microonde

Il trattamento antitarlo a microonde si basa sull’assorbimento di energia elettromagnetica da parte del legno, la cui struttura chimica è caratterizzata dalla presenza di molecole d’acqua.

L’efficacia del trattamento a microonde dipende sostanzialmente da due fattori:

  • l’umidità del legno;
  • lo spessore del legno.

 

Qual è il meccanismo che sta alla base del trattamento? Le molecole d’acqua sono polari il che vuole dire che sono in grado di orientarsi se si trovano in presenza di un campo elettrico (è il così detto fenomeno di polarizzazione). Le microonde sono in grado di esercitare delle forze sulle cariche elettriche delle molecole d’acqua, portandole a vibrare. Vibrando, le molecole sfregano l’una contro l’altra e si riscaldano per attrito.

L’acqua dunque è di fondamentale importanza nel trattamento antitarlo a microonde: tanto maggiore è la quantità d’acqua nel legno tanto più esso si scalda (lo stesso principio viene utilizzato per la cottura dei cibi nel forno a microonde!).
Bisogna ricordare però che l’assorbimento di energia elettromagnetica diminuisce all’aumentare della profondità del materiale e la massima profondità di trattamento decresce all’aumentare dell’umidità. Solitamente si può ottenere la mortalità di larve, uova e pupe in legni spessi alcuni centimetri.

Quando si utilizza questa tecnica bisogna prestare attenzione alle eventuali parti metalliche che possono essere presenti nel materiale da trattare (ad es. chiodi, viti, cerniere). Gli oggetti metallici sono infatti degli ottimi conduttori di elettricità: le correnti elettriche che investono un conduttore possono provocare un innalzamento della temperatura, il quale può portare a surriscaldamento localizzato o addirittura a bruciature.

Spettro elettromagnetico.png

Generalmente per il trattamento microonde si utilizza un dispositivo chiamato “magnetron” che genera energia con una frequenza di 2450 MHz, la più utile per provocare le interazioni con l’acqua e corrispondente alla lunghezza d’onda di 12,25 cm. Il riscaldamento avviene rapidamente e va mantenuto per alcuni minuti, per assicurarsi la mortalità del 100% delle larve. Solitamente si porta la temperatura degli insetti a circa 55 °C (le larve più piccole possono morire anche intorno ai 52-53 °C), mentre il legno non supera i 45 °C. Questa differenza di temperatura avviene grazie al fatto che i tarli e il legno hanno proprietà termiche ed elettriche differenti.
È possibile effettuare un trattamento locale, tramite l’uso di un applicatore, oppure un trattamento generale in camera riverberante.

Trattamento ad aria calda

Il trattamento antitarlo ad aria calda si basa sulla conduzione di calore all’interno del legno.
Come avviene nel dettaglio? Dei generatori producono aria a circa 80-100 °C che viene convogliata verso la zona da trattare attraverso dei tubi di grosso diametro. Il flusso di calore deve essere mantenuto per un tempo tale che il materiale raggiunga, nella sua interezza, la temperatura di circa 55-60 °C.

Questo metodo viene di norma utilizzato per disinfestare i sottotetti in legno, che devono però essere preventivamente sigillati con coperte termiche, per evitare la dispersione di calore durante il trattamento.

Trattamento a gas

Per trattamento a gas si intende un tipo di disinfestazione che, seppur efficace perché capace di raggiungere anche le zone più difficili da trattare, ormai è caduta in disuso poiché prevedeva l’utilizzo di gas tossici quali bromuro di metile, fosfina o acido cianidrico. Il regolamento (CE) n. 2037/2000 sulla “Sostanze che riducono lo strato di ozono” ha vietato la produzione di bromuro di metile (il gas più comunemente utilizzato per il trattamento antitarlo) a partire dal 1° gennaio 2005, proprio perché tale sostanza è stata ritenuta, assieme ad altre elencate nella norma europea, responsabile dell’assottigliamento dello strato di ozono.

trattamenti in atmosfera modificata e controllata a basso contenuto di ossigeno sono diventati una valida alternativa all’uso di gas tossici, soprattutto per la conservazione dei beni culturali. L’eliminazione degli insetti xilofagi avviene tramite anossia, ovvero per soffocamento dovuto alla mancanza di ossigeno. Bisogna tenere presente che questo tipo di trattamento deve avere un tempo sufficientemente lungo poiché le larve, quando si trovano in un ambiente a loro avverso, sono in grado di proteggersi sospendendo la respirazione per qualche tempo.

Esiste una stretta correlazione tra tempo del trattamento, temperatura e umidità relativa: bisogna considerare infatti sia la situazione ambientale in cui si trova il legno da trattare sia il metabolismo delle larve, le quali devono risultare in piena attività, altrimenti la tecnica dell’anossia si rivela inefficace. In genere si possono considerare idonee le condizioni di temperatura tra 21 e 25 °C, con un’umidità relativa del 60-65%.
Il tempo del trattamento varia in base alla temperatura: per esempio se si utilizza una miscela gassosa contenente azoto (86%), anidride carbonica (13%) e ossigeno (0,7%) e si effettua il trattamento ad una temperatura di 21 °C si può ottenere la mortalità delle larve di Anobidi dopo 30 giorni di trattamento, mentre con una temperatura di 25 °C possono bastare 21 giorni.
Durante il periodo di trattamento la concentrazione di ossigeno all’interno del locale o della cella adibita allo scopo deve essere sempre tra 0,1% e 1%.

Prodotti antitarlo liquidi

Come abbiamo detto all’inizio, con le metodologie elencate finora si ottiene l’eliminazione dei tarli e/o delle termiti soltanto quando gli insetti sono già presenti nel materiale. Si parla dunque di trattamenti curativi la cui efficacia cessa al termine della disinfestazione.
Con i prodotti liquidi, come ad esempio Lignum AT® è invece possibile effettuare anche trattamenti di tipo preventivo, che impediscono agli organismi xilofagi di depositare uova e colonizzare il legno.


Lignum AT - trattamento antitarlo.jpg

Come funzionano questi prodotti antitarlo? L’azione avviene per contatto con il prodotto o ingestione del legno trattato.

Il miglior antitarlo per legno è un prodotto che:

  • contiene un principio attivo biocida efficace;
  • è in grado di penetrare in profondità nel materiale;
  • è facilmente applicabile;
  • non emana odori fastidiosi;
  • non unge;
  • non intacca vernici, pigmenti, rivestimenti, colle e ferramenta.

 

Perché è importante che l’antitarlo penetri in profondità?

  • Perché le larve scavano gallerie ovunque trovino del legno appetibile che permetta loro di nutrirsi e quindi di crescere.
  • Perché il principio attivo biocida può subire processi di degrado a causa di luce e calore, quindi tanto più esso va in profondità tanto più aumenta la sua durata.

 

Sul mercato esistono prodotti antitarlo ad acqua o a solvente: vediamo insieme in cosa differiscono le due tipologie.

Come abbiamo visto, l’efficacia dei preservanti antitarlo è garantita sia dal principio attivo biocida – nella maggior parte dei casi permetrina – sia dalla profondità di penetrazione che fornisce il solvente (acqua o un solvente organico). Abbiamo detto che l’antitarlo migliore è quello in grado di andare maggiormente in profondità ed è proprio per questa caratteristica che si differenziano le due tipologie di prodotto: l’acqua ha solitamente una minore capacità di penetrazione nel legno rispetto ai solventi organici.
Inoltre è bene ricordare che per poter garantire l’efficacia preventiva o curativa il prodotto deve essere sempre applicato nelle quantità indicate in etichetta; questo significa che potrebbero verificarsi dei sollevamenti della fibra del legno quando si applicano più mani di antitarlo all’acqua.
Non tutti sanno che la permetrina è insolubile in acqua, quindi per far sì che possa essere contenuta in un prodotto biocida all’acqua essa deve essere veicolata da un cosolvente, cioè una sostanza (solitamente un composto organico) che aggiunta al solvente primario (in questo caso l’acqua) aumenta la solubilità del composto poco solubile o insolubile (la permetrina).

Quando usare l’antitarlo

Forse ti sarai chiesto quale possa essere il periodo migliore per dare l’antitarlo o in quali circostanze vada usato.
Nel momento in cui compaiono nuovi fori nel legno e troviamo del rosume per terra o sul materiale possiamo supporre che ci sia un’infestazione in atto. Quello che è difficile capire è l’entità dell’attacco, perché i fori (detti “di sfarfallamento”) che vediamo in superficie sono il risultato della fuoriuscita degli insetti adulti. Essi, allo stato precedente di larve, per crescere e potersi poi riprodurre hanno necessità di nutrirsi scavando gallerie nel legno.


Piede tavolo tarlato.jpg

In caso di acquisto di un oggetto antico che presenta dei fori, come puoi capire se il materiale è effettivamente attaccato in quel momento dai tarli? L’osservazione del colore del legno ti può essere utile. Una volta rimosso l’eventuale rosume rimasto nel foro, se il legno che si osserva è chiaro significa che il tarlo ha verosimilmente sfarfallato in un tempo recente. Se invece è scuro, significa che il legno ha avuto il tempo di ossidarsi e quindi il foro potrebbe essere vecchio di almeno qualche anno.
Se chi ti ha venduto il manufatto non può certificarti di averlo disinfestato, allora è bene effettuare un trattamento di tipo curativo per fugare tutti gli eventuali dubbi ed essere tranquillo per un tempo relativamente lungo.

Perché parliamo di tempo “relativamente lungo”? Perché i trattamenti antitarlo non sono eterni. In genere ogni 10 anni si dovrebbe prevedere l’applicazione di un preservante per legno a scopo preventivo, soprattutto se in passato il materiale ha subito attacchi da parte di insetti xilofagi.

Il trattamento con un prodotto antitarlo può essere effettuato in qualsiasi periodo dell’anno, ma solitamente si hanno risultati maggiori e più immediati in primavera, cioè nel periodo in cui le larve riprendono la loro attività.

La primavera è il periodo migliore anche per i trattamenti in atmosfera modificata e controllata, come abbiamo visto in precedenza, mentre i trattamenti a microonde o ad aria calda si possono fare in qualsiasi stagione.

Cosa si può trattare?

Come abbiamo già detto i tarli si nutrono di legno, quindi per loro risultano appetibili soprattutto mobiliparquet e travi che possono essere presenti nelle nostre case.

Possiamo trovare tarli anche nelle cornici di quadri e specchi, nei battiscopa e nei cesti di vimini.

Il trattamento con prodotti antitarlo può essere effettuato su qualsiasi manufatto o struttura di legno. La modalità di applicazione va scelta in base agli oggetti da trattare: per mobili, cornici e piccoli oggetti risultano più semplici i trattamenti a pennello e a iniezione, mentre per pavimenti, travi e strutture è sicuramente più facile l’applicazione a spruzzo.


Trave tarlata.jpg

È sempre consigliabile non solo trattare il materiale nella sua interezza, ma anche applicare il prodotto su tutti quegli elementi in legno che sono presenti nello stesso ambiente, anche se non ci sembrano essere stati attaccati: l’insetto adulto è infatti capace di volare e la femmina può depositare le uova nello stesso legno dal quale è sfarfallata oppure in altri manufatti o strutture.

Anche il trattamento a microonde può essere effettuato ovunque stando ben attenti alle parti metalliche, come ti abbiamo spiegato in precedenza.

Il trattamento ad aria calda viene solitamente utilizzato per disinfestare i sottotetti in legno, che devono però essere preventivamente sigillati.

I trattamenti in atmosfera modificata e controllata a basso contenuto di ossigeno si utilizzano soprattutto per la conservazione dei beni culturali. Il trattamento può essere effettuato in celle adibite per lo scopo oppure sfruttando i locali in cui sono custodite le opere da trattare.

Come si usa un prodotto antitarlo?

È bene fare una premessa, banale ma importantissima. Quando si acquista un prodotto antitarlo e si decide di fare un trattamento fai da te, si deve sempre leggere l’etichetta della confezione per conoscere le sue caratteristiche specifiche e le modalità d’uso. Ricordati inoltre che va sempre rispettata la resa del prodotto. Per garantire l’efficacia preventiva o curativa del trattamento, infatti, bisogna assicurarsi di applicare la quantità di principio attivo biocida che i produttori indicano. 

I dati che ci vengono forniti in etichetta sono frutto di ricerche e test; se decidiamo di stendere il prodotto in maniera arbitraria, non dobbiamo stupirci nel caso in cui il trattamento non dia i risultati sperati.

Prima della disinfestazione è buona norma procedere ad un’accurata pulizia delle superfici al fine di ottenere un miglior assorbimento del prodotto e quindi una migliore efficacia. Se è possibile, si dovrebbero svuotare i fori di sfarfallamento dall’eventuale rosume lasciato dai tarli.

La quantità di prodotto da utilizzare dipende dal tipo di trattamento, che può essere curativo (se l’attacco degli insetti è già in atto) o preventivo (se si vuole evitare che gli insetti attacchino il legno).

I prodotti antitarlo liquidi, come ad esempio Lignum AT®, di solito si possono applicare a iniezione, a spruzzo, a immersione o a pennello.

L’applicazione a iniezione si può utilizzare in abbinamento a quella a pennello o a spruzzo. Essa consiste nell’immettere il prodotto con una siringa attraverso i fori di sfarfallamento che sono presenti in superficie (se il legno ha già subito attacchi da parte di insetti xilofagi). In questo modo il prodotto penetra in profondità sfruttando le gallerie create dalle larve. Bisogna però tenere presente che le larve spesso chiudono con il proprio rosume le gallerie create in precedenza, quindi non è sempre facile effettuare delle iniezioni profonde nel legno. In alternativa si possono sfruttare le fessure naturali del legno, se presenti.
Questo metodo deve essere complementare ad altri perché la sola applicazione con siringa non permette di distribuire il prodotto in maniera omogenea e completa in tutto il materiale. Il trattamento ad iniezione viene infatti solitamente eseguito per oggetti di piccole dimensioni e quando il numero di fori è limitato poiché il lavoro risulta molto lungo.

L’applicazione a spruzzo (a bassa pressione) è usata ampiamente poiché consente di trattare anche ampie superfici, come nel caso di strutture, in tempi relativamente brevi. È possibile passare successivamente con un pennello sulle superfici trattate, se si vuole insistere con l’assorbimento di prodotto sulle zone più critiche (soprattutto in caso di mobili ricchi di modanature).


Trattamento antitarlo a spruzzo pareti xlam.jpg

È possibile utilizzare la tecnica a immersione nel caso in cui si debbano trattare piccoli manufatti.

L’applicazione a pennello può essere utilizzata come unica modalità di stesura del prodotto, specialmente se si devono trattare oggetti di dimensioni modeste. A questa si può abbinare il metodo ad iniezione, come abbiamo spiegato prima.

Trattamento antitarlo a pennello

Ricordiamo che è bene applicare il prodotto anche su tutti quegli elementi in legno che sono presenti nello stesso ambiente dell’oggetto infestato, anche se ci sembrano in perfetto stato, poiché l’insetto adulto vola e la femmina può depositare le uova nello stesso legno dal quale è sfarfallata oppure in altri oggetti.

Prodotti antitarlo legali: gli obblighi di legge

A costo di risultare ripetitivi, ci teniamo a ricordare che è importante leggere l’etichetta del prodotto antitarlo che si vuole acquistare. Perché questo concetto ci sta così a cuore? La risposta è semplice. In etichetta si trovano tutte le informazioni relative alle caratteristiche del prodotto, alla sua resa, alle modalità d’uso, al suo contenuto e alle pericolosità specifiche. Un consumatore che si informa è un consumatore consapevole, che sa cosa ha acquistato e come dovrà utilizzare il prodotto.

Come è possibile capire se l’antitarlo che ti viene proposto è un prodotto che rispetta le norme ed è quindi legalmente immesso sul mercato?

L’allegato V del regolamento (UE) n. 528/2012 elenca i tipi di biocidi suddividendoli per gruppi e per tipi di prodotto. Il tipo di prodotto 8 (o PT 8) identifica i preservanti del legno, cioè i “prodotti usati per la preservazione del legno, sin da quando è tagliato e lavorato, o dei prodotti in legno mediante il controllo degli organismi che distruggono o alterano l’aspetto del legno, compresi gli insetti. Questo tipo di prodotto comprende prodotti ad azione sia preventiva che curativa”.

Nel 2014 è stato emanato il regolamento di esecuzione nr. 1090 che approva l’utilizzo della permetrina come principio attivo nei biocidi di tipo 8 (preservanti del legno) e 18 (insetticidi, acaricidi e prodotti destinati al controllo degli altri artropodi).

Se vuoi approfondire il tema dei prodotti biocidi ti consigliamo di leggere il nostro articolo “Normativa biocidi: cos’è cambiato negli ultimi anni”.

prodotti antitarlo che contengono solo permetrina devono quindi seguire le indicazioni che il regolamento fornisce in merito alla “Classificazione, imballaggio ed etichettatura dei biocidi” (art. 69).

Vediamo insieme quali sono le informazioni che un prodotto antitarlo a base di permetrina deve obbligatoriamente riportare in etichetta (ma che non sarebbe male trovare anche nella scheda tecnica):

 

1. I titolari dell’autorizzazione provvedono affinché i biocidi siano classificati, imballati ed etichettati conformemente al sommario approvato delle caratteristiche dei biocidi, in particolare alle frasi di rischio e ai consigli di prudenza di cui all’articolo 22, paragrafo 2, lettera i), e, se applicabile, di cui alla direttiva 1999/45/CE e, se del caso, al regolamento (CE) n. 1272/2008. Inoltre, i prodotti che possono essere confusi con alimenti, incluse le bevande, o i mangimi sono imballati in modo da ridurre al minimo la possibilità di confusione. Se sono accessibili al pubblico, essi contengono componenti che ne scoraggiano il consumo e, in particolare, non sono attraenti per i bambini.

 

2. Oltre a ottemperare al paragrafo 1, i titolari dell’autorizzazione provvedono affinché le etichette non siano ingannevoli riguardo ai rischi che il prodotto comporta per la salute umana, la salute animale o l’ambiente, ovvero riguardo alla sua efficacia, e in nessun caso esse riportano le diciture «biocida a basso rischio», «non tossico», «innocuo», «naturale», «rispettoso dell’ambiente», «rispettoso degli animali» o diciture analoghe. Inoltre, sull’etichetta devono figurare in modo chiaro e indelebile le seguenti informazioni:

 

a) l’identità di ciascun principio attivo e la sua concentrazione in unità metriche;

b) gli eventuali nanomateriali contenuti nel prodotto e ogni specifico rischio correlato e il termine «nano» tra parentesi dopo ogni riferimento ai nanomateriali;

c) il numero di autorizzazione attribuito al biocida dall’autorità competente o dalla Commissione;

d) il nome e l’indirizzo del titolare dell’autorizzazione;

e) il tipo di formulazione;

f) gli usi per i quali il prodotto è autorizzato;

g) le modalità d’uso, la frequenza di applicazione e la dose, espressa in unità metriche, in maniera significativa e comprensibile per l’utilizzatore, per ogni tipo di uso previsto secondo i termini dell’autorizzazione;

h) i particolari sui probabili effetti collaterali negativi diretti o indiretti ed eventuali istruzioni per interventi di pronto soccorso;

i) qualora sia allegato un apposito foglio di istruzioni, la dicitura «Prima dell’uso leggere le istruzioni accluse» e, se del caso, le avvertenze destinate alle categorie vulnerabili;

j) le istruzioni per lo smaltimento in sicurezza del biocida e del relativo imballaggio, incluso, se del caso, l’eventuale divieto di riutilizzo dell’imballaggio;

k) il numero di lotto della formulazione o la denominazione e la data di scadenza in condizioni normali di immagazzinamento;

l) se applicabile, il tempo d’azione necessario al biocida, l’intervallo da rispettare tra le applicazioni del biocida o tra l’applicazione e l’uso successivo del prodotto trattato, o l’accesso successivo degli esseri umani o degli animali all’area dove è stato impiegato il biocida, compresi i particolari relativi ai mezzi e alle disposizioni di decontaminazione nonché alla durata di aerazione necessaria delle zone trattate; particolari relativi alla pulizia specifica degli apparecchi; particolari relativi alle precauzioni da prendere durante l’uso e il trasporto;

m) se applicabile, le categorie di utilizzatori cui è limitato l’uso del biocida;

n) se applicabili, le informazioni su eventuali pericoli specifici per l’ambiente, con particolare riguardo alla tutela di organismi non bersaglio e alle disposizioni per evitare la contaminazione delle acque;

o) per i biocidi che contengono microrganismi, i requisiti in materia di etichettatura di cui alla direttiva 2000/54/CE.

 

Come hai appena letto, nel comma 2 dell’art. 69 l’etichetta non può riportare le “diciture «biocida a basso rischio», «non tossico», «innocuo», «naturale», «rispettoso dell’ambiente», «rispettoso degli animali» o diciture analoghe” perché fare ciò significa creare una comunicazione ingannevole. I prodotti antitarlo hanno pericolosità dettate proprio dalla loro azione biocida specifica: non può esistere quindi un antitarlo atossico.

Il regolamento inoltre obbliga a mostrare in etichetta il numero di autorizzazione attribuito al prodotto biocida.

Ora sei convinto che è importante leggere l’etichetta dell’antitarlo?

Se non hai tempo di andare dal ferramenta o dal colorificio per valutare i vari prodotti, puoi fare una ricerca anche stando davanti al computer: è possibile rintracciare su internet le schede tecniche, nelle quale sono contenute solitamente tutte le informazioni utili per capire se il prodotto è prima di tutto legale ed è in grado di risolvere il tuo problema. Per evitare sorprese una volta acquistato l’antitarlo, è bene diffidare di chi mostra pochissime informazioni sul proprio sito internet, non fornisce la scheda tecnica del prodotto e non cita il regolamento europeo n. 528/2012.

I trattamenti antitarlo a microonde, ad aria calda o in atmosfera modificata e controllata non sono soggetti alla normativa biocidi, perché non utilizzano principi attivi biocidi. Ciò non toglie che questi metodi debbano comunque rispettare le norme vigenti in materia di sicurezza per l’uomo e per l’ambiente.

 

 

 

Speriamo con quest’articolo di averti chiarito le idee sui trattamenti antitarlo. Se hai altre domande e curiosità non esitare a scriverci!

 

 

Bibliografia:

  • Funghi e insetti nel legno, A. Gambetta, Nardini Editore
  • Gli insetti e i danni del legno, G. Liotta, Nardini Editore

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