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Le novità sui sali di boro e la nostra scelta aziendale

La situazione attuale dei composti del boro utilizzati come biocidi per la protezione del legno

Approfondimenti | 12 aprile 2018

Negli ultimi anni sono stati immessi sul mercato numerosi impregnanti per legno a base di sali di boro perché tali sostanze risultano avere un effetto preservante nei confronti di attacchi da parte di funghi e insetti xilofagi.
In questo articolo scopriremo cosa sono i sali di boro, quali sono le novità in materia e vi spiegheremo perché abbiamo scelto di eliminare i borati dai nostri prodotti.

Cosa sono i sali di boro

I sali di boro (chiamati anche borati) sono i sali degli acidi borici (acido ortoborico, acido metaborico e acido tetraborico).
Quando si parla di acido borico in genere si intende l’acido ortoborico, perché è quello più diffuso: è un acido debole che si ottiene dalla reazione dei minerali contenenti boro (minerali borati e borosilicati) con l’acido solforico.

Tra i sali di boro più noti e importanti vi è sicuramente il borace, noto anche come sodio tetraborato decaidrato (Na2B4O7 · 10 H2O). La più grande miniera in cui si estrae questo composto si trova a Boron, in California. A Larderello, in provincia di Pisa, si trova invece l’industria boracifera italiana più importante, la quale estrae il boro dai soffioni boraciferi, ovvero da getti naturali di vapore acqueo in cui è disciolta una piccola percentuale di acido borico.

Boro, elemento chimico.jpg


Il boro e i suoi composti sono utilizzati nell’industria chimica, farmaceutica, tessile e cosmetica, nella manifattura dei vetri, nella pirotecnica e in medicina.

Le sostanze SVHC e le novità sui borati

Le sostanze SVHC (Substances of Very High Concern – Sostanze estremamente preoccupanti) sono tutte quelle sostanze che risultano cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione (CMR), persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) o molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB). Più in generale si può affermare che sono sostanze per le quali sono scientificamente comprovati effetti gravi per la salute umana e/o ambientale.

Qual è l’iter per queste sostanze?

  1. L’ECHA (European Chemical Agency - Agenzia europea per le sostanze chimiche) ha l’obbligo di aggiornare e pubblicare periodicamente la “Candidate list” ovvero la lista delle sostanze SVHC candidate;
  2. all’interno della “Candidate list” vengono indicate le sostanze prioritarie raccomandate per l’autorizzazione alla produzione, immissione sul mercato e utilizzo;
  3. la Commissione europea decide se includere tali sostanze nell’allegato XIV del REACH, cioè nel documento in cui si trovano le sostanze soggette ad autorizzazione.


La prima raccomandazione  dell’ECHA uscì nel giugno del 2009, mentre l’ultima raccomandazione (l’ottava) è stata pubblicata a febbraio 2018.


Nel 2015 l’ECHA ha pubblicato la sesta raccomandazione per la prioritizzazione di 15 nuove sostanze SVHC, tra le quali l’acido borico e alcuni borati (tetraborato di disodio anidro ed eptaossido di tetraboro e disodio, idrato) utilizzati in diversi settori, come ad esempio quelli della ceramica e del vetro, delle vernici, degli adesivi e della metallurgia. La raccomandazione è stata fatta poiché queste sostanze boriche sono state classificate come tossiche per la riproduzione e sono quindi candidate ad entrare nel processo di autorizzazione per essere prodotte, immesse sul mercato ed utilizzate. Ad oggi i produttori e i fornitori di tali sostanze o miscele hanno solo l’obbligo di comunicare le informazioni specifiche di pericolosità, ma non hanno limiti o divieti per la produzione, importazione o utilizzo.

I sali di boro e la normativa biocidi

Alcuni composti del boro sono utilizzati da parecchi anni come prodotti biocidi per la protezione del legno da funghi e insetti xilofagi. Inoltre possono fungere anche da ritardanti di fiamma in caso di un incendio: il boro, infatti, vetrifica a temperature elevate proteggendo in questo modo il legno dalla combustione.

Per far sì che i sali risultino efficaci si devono generalmente applicare elevate quantità di prodotto in modo tale che questi composti vengano assorbiti dalla fibra lignea. Per questo motivo l’impregnazione in autoclave risulta essere una delle migliori tecniche di trattamento.
Bisogna tenere presente che l’efficacia di un trattamento biocida di questo tipo diminuisce sul legno esposto all’esterno poiché l’acqua piovana può dilavare il prodotto.

I prodotti biocidi sono regolamentati dal BPR (Biocidal Products Regulation) nr. 528/2012 e alcuni composti del boro sono stati già inclusi nella lista dei principi attivi biocidi. Questo implica che tali composti, se vengono inseriti in prodotti che vantano un’azione biocida, debbano obbligatoriamente seguire l’iter di autorizzazione, come ti abbiamo spiegato in quest’articolo sulla normativa biocidi.

Ecco l’elenco dei composti di boro inclusi nella lista positiva dei principi attivi biocidi, approvati dall’Unione europea:

  • Acido borico
  • Ossido borico
  • Disodio tetraborato
  • Disodio tetraborato pentaidrato
  • Disodio tetraborato decaidrato
  • Disodio ottoborato
  • Disodio ottoborato tetraidrato

I prodotti HDG

Nonostante i sali di boro contenuti in Lignum P-501 (SB) non siano inclusi nella “Candidate list” delle sostanze SVHC, abbiamo ritenuto opportuno rimuoverli dalla formulazione del prodotto, in un’ottica cautelativa, sia per i nostri collaboratori aziendali sia per gli utilizzatori finali.
Per questo motivo abbiamo eliminato la dicitura (SB) dal nome del prodotto, che ora si chiama semplicemente Lignum P-501.

Per offrire un impregnante con caratteristiche molto simili a Lignum P-501, ma che abbia anche azione biocida nei confronti di funghi, batteri e insetti xilofagi, abbiamo deciso di realizzare un nuovo prodotto: Lignum P-9000.
La sua azione preservante è data dalla sinergia di alcuni principi attivi già inclusi nella lista delle sostanze approvate o in via di approvazione, secondo il regolamento nr. 528/2012.
Lignum P-9000 è un prodotto in libera vendita ed è idoneo per il trattamento del legname in classi di utilizzo 1 e 2 (riferimenti UNI EN 335-1:2013). Per saperne di più guarda la sua scheda prodotto!

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